lunedì 30 marzo 2020

La primavera se ne fotte


Questo il lapidario commento del Nonno alla faccenda della pandemia. Se avevo ancora qualche dubbio sul fatto che la Terra possa sopravvivere benissimo senza gli esseri umani, ebbene me lo sono tolto. I lavori nell'orto proseguono e Arturo, questo il nome dell'albicocco, fiorisce bellamente al centro di un orto che darà ancora un sacco di lavoro. Intanto anche noi cerchiamo, ognuno a suo modo, di fare come la Primavera.
Gli intoppi tuttavia ci sono stati, ad iniziare dalla famigliola che ha cercato di varcare la proprietà sabato scorso, con la scusa che volevano fare una passeggiata. Ma con la frase 'dagli all'untore' che rimbalzava nella testa, li abbiamo invitati a tornarsene a casa ed abbiamo dovuto nostro malgrado chiudere lo sgangherato cancello, in attesa di tempi migliori.
Disagi del periodo.
Anche l'approvvigionamento di sementi per il semenzaio è stato un problema, parzialmente risolto dal Generoso del Consorzio e da qualche vicino previdente che aveva fatto scorte, ed anche da vari ritrovamenti di vecchie buste senza data. Chissà se poi l'attivazione con gli E.M. avrà fortuna o ci troveremo a contemplare vasetti vuoti..
In ogni caso negli scambi agresti ai tempi del coronavirus ci si muove con la tattica dei sequestratori. Io lascio un cesto là e tu lo vai a prendere e lasci a tua volta nel cesto il corrispettivo dello scambio. Un saluto a distanza ed ognuno torna ai fatti suoi.
Semi di peperoni rossi in cambio di semi di melanzana tonda, patate in cambio di uova. Per ora funziona, in attesa di avere un nostro pollaio a cui attingere.
E poi c'è sempre modo di stupirsi, basta che passino un paio di giorni ed il panorama cambia completamente, e la sedia messa per contemplare il lago e una dolce primavera, diventa inutilizzabile.



lunedì 23 marzo 2020

Questo matrimonio non s'ha da fare

Titolo con citazione colta. Rilevando che si trovano tutti in Lombardia i luoghi in cui Manzoni ambienta il suo romanzo, dal paesino senza nome dei due protagonisti, che si trova non distante da Lecco sul lago di Como, a Monza, Milano, Bergamo. 
Quelli cittadini (in particolare Milano) sono descritti come luoghi malsani, caotici, dominati da egoismo e reciproca diffidenza. In quell'epoca in Lombardia imperversava quella che è passata alla storia come la peste manzoniana che durerà due anni, dal 1629 al 1633. 
Mentre ai giorni nostri... anche!



Non ho potuto esimermi pure io dal fare questo paragone quando abbiamo deciso ufficialmente di abbandonare i preparativi delle nozze.
Il corteo nuziale avrebbe sfilato in quella che chiamiamo La Serra, un lungo corridoio vetrato su cui affacciano tutti gli ambienti comuni. Il matrimonio civile si sarebbe celebrato sulla pedana tra gli alberi, il messo comunale era disposto a salire apposta dal paese per l'occasione.
Erano tempi non sospetti quando i futuri novelli passarono da queste parti e decisero che sarebbe stato molto bello riunire le loro famiglie in questo luogo, per vivere tutti assieme un fine settimana di festa, a contatto con la natura.
I preparativi avrebbero dovuto iniziare proprio in questi giorni, ogni angolo della struttura sarebbe stato tirato a lucido, le stanze pronte per accogliere gli invitati, i posti segnati sui tavoli del salone sistemati a ferro di cavallo, la dispensa in subbuglio per il ricovero degli alimenti, la cucina in fermento per la preparazione delle pietanze, i vini del consorzio avrebbero innaffiato il tutto, con il pane nuziale cotto nel forno a legna e servito dagli sposi durante il banchetto. Sul finale la torta da servire nel pergolato esterno avrebbe completato il banchetto.

Insomma era tutto perfetto nelle intenzioni... prima che accadesse l'imprevedibile!

lunedì 16 marzo 2020

La casa sull'albero


La casa sull'albero è stata una delle maggiori attrattive del luogo per moltissimo tempo, vuoi per la novità della sua ubicazione, per l'accuratezza con cui era costruita e per le soluzioni costruttive rispettose della natura. Ed in questo periodo di forzata permanenza in casa, in cui per uscire dal cancello della proprietà occorre un'attestazione di comprovata esigenza, un soggiorno del genere potrebbe risultare oltremodo piacevole, se pur obbligato in uno spazio ristretto. Ma c'è anche da dire che pure uscendo è difficile imbattersi nella folla.
Di questa amena casetta ne parlo al passato perché oggi non esiste più, lo scorso anno un incendio dovuto all'imperizia del suo ultimo abitante l'ha distrutta.
La struttura in legno e paglia, coibentata con lana di pecora e argilla ha fatto da innesco ad un incendio che ha visto impegnati nello spegnimento tutti i residenti ed anche una squadra di vigili del fuoco saliti dal paese. A quello che si racconta le fiamme hanno visitato questi luoghi per più di una volta, al punto che verrebbe da pensare che ci sia un qualche karma particolarmente fragile in fatto di fuoco.
Ovviamente si parla di ricostruirla, com'era dov'era dicono in molti. L'albero che la ospitava ha resistito al fuoco e tolti un paio di rami oramai secchi, sta riprendendo vigore. Per parte mia lascerei perdere, trovando soluzioni altrove, sarà che nella mia concezione di rispetto della natura gli alberi vanno lasciati in pace e non appesantiti con costruzioni e piattaforme.




lunedì 9 marzo 2020

E quindi uscimmo a riveder le stelle (*)

(*) E' l'ultimo verso dell'Inferno della Divina Commedia di Dante. Lo citavo quando riuscivo a venir fuori da una situazione complessa, spesso dopo ore passate in qualche aula d'esame, o in un grigio ospedale in attesa di un responso medico.
Di Coronavirus da queste parti se ne parla poco, non tanto per la volontà di farlo, ma più per una certa indifferenza al mondo dell'informazione e dei social media in generale. Così releghiamo la notizia dei fuoriusciti dalle zone rosse a qualche chiacchiera divertita durante il caffè o con ospiti di passaggio che in questo periodo sono molto rari. Tuttavia ho sempre più l'impressione che questa vicenda sia la punta di una situazione destinata a mutare non solo i comportamenti delle persone, ma anche la società stessa. Sicuramente è, o dovrebbe essere, un momento di riflessione su come alcune categorie siano suggestionabili e propense al panico, quindi manipolabili, ma anche su come sia responsabilità di tutti contribuire al benessere comune e forse alla fine di questo casino potremo dire: ed uscimmo a riveder le stelle.
Rapido cambio di argomentazione
Quelle stelle, fredde spettatrici delle fatiche umane le osservo alla sera rientrando a casa, nel perfetto buio delle notti d'inverno. La loro bellezza mi lascia senza parole ed ho anche provato a fotografarle, ma con pochi e deludenti risultati. Per parte mia riconosco qualche costellazione e mi perdo ad immaginare figure mitologiche formate da stelle che potrebbero non esistere più.

Dunque ero lì a contemplare la notte, con un occhio al frutteto, ai daini ed ai cinghiali, ed anche a GattOtto che si diverte a farmi gli agguati notturni, quando mi sono ricordato di collegare due cose apparentemente distanti, e cioè....


Questa è una delle tante immagini di Lincoln Harrison, un fotografo australiano; piazza la macchina fotografica a lunga esposizione ed ecco il risultato, uno spettacolare cielo stellato che mostra il movimento delle stelle, ho conosciuto per caso i suoi scatti girando nel web.


E questa invece è la Notte Stellata, uno dei dieci quadri più famosi di Van Gogh, dipinto nel 1888, durante il periodo di ricovero in manicomio. E mi son detto:
eh quel geniaccio di Vincent?!


lunedì 2 marzo 2020

Il forno a legna



La sfida di oggi era riuscire ad usarlo senza combinare guai. Confesso di aver avuto una discreta ansia da prestazione. Nei miei ricordi d'infanzia la cottura del pane nel forno a legna era uno degli avvenimenti più magici della settimana, per tutta una serie di fattori tra cui il profumo ed il gusto del pane appena sfornato. Infatti al paese, i forni in estate venivano accesi solo una volta a settimana, normalmente di sabato.
La preparazione del fuoco è stata simile a come la ricordavo, è stato solo una questione di riprenderci la mano.
La prima cosa da fare quindi è riempire il forno con le fascine e una manciata di paglia ben secca, poi si accende lasciando il portello aperto, quando la fiamma ha preso e le fascine iniziano a consumarsi si aggiunge legna più grossa, sino ad ottenere un bel fuoco.
Il raggiungimento della temperatura ottimale per la cottura si capisce osservando il colore dei mattoni della volta del forno, ed è importante che tutta la legna introdotta si sia trasformata in brace. 
Per questa cosa mi sono affidato all'esperienza del Nonno, ma direi che dopo un'ora di fiamma c'eravamo.


A questo punto con il tirabraci si libera la zona centrale del forno, che va anche ben ripulita dalla cenere passando velocemente un cencio umido. Questa operazione ha anche l'utilità di umidificare l'interno del forno per avere una cottura migliore. 
Fatte queste operazioni si possono tranquillamente infornare le pizze o le focacce, portate dentro con l'apposita pala. La loro cottura è a controllo visivo. Durante questo periodo non si aggiunge legna che produrrebbe fumo e quindi darebbe alle pizze un gusto sgradevole.
Finita questa prima infornata tocca alle pagnotte, in quantità normalmente bastante per tutta la settimana, io ne ho preparate sei da un chilo ciascuna. Si mettono anche loro nella parte centrale, e prima di chiudere il portello si mette una pentolina di terracotta con dell'acqua. Per il tempo di cottura si va ad esperienza, anche qui il Nonno è stato fondamentale, ma in circa 40 minuti il pane ha terminato la sua cottura. Alcuni lasciano le braci sulla bocca del forno, noi abbiamo preferito lasciarla libera per non avere intralci.
Una volta cotto il pane abbiamo messo dentro il pentolone con i fagioli che è rimasto a cuocere per tutta la notte, in modo da avere una bella zuppa pronta il mattino seguente. Zuppa che con le opportune aggiunte era ottima alla sera.