lunedì 24 febbraio 2020

All'acqua della fonte



La fontana del salone eroga acqua della fonte, unica in tutta la struttura, celebrata per la sua purezza. E' lì che si riempiono le caraffe per la tavola e le borracce per quando si va in gita nei boschi, o semplicemente un bicchiere quando si ha sete, lì si prende l'acqua potabile per fare il caffè o le tisane, da lei prendo l'acqua per fare il pane. Acqua buona e fresca che una fonte sotterranea raccoglie in una grande cisterna accanto al dormitorio. Guardiamo alla fonte come a qualcosa di genuino, che ci avvicina ad un rapporto con la natura scevro da chimica ed altri artifici. In tutto questo una volta all'anno l'omino dell'USL passa con le sue provette e ci conferma la sua potabilità.
L'acqua sorgiva la regala la natura, senza chiederci nulla in cambio, se non di lasciare il territorio in cui si raccoglie privo di inquinanti. E' tuttavia una risorsa finita, e nella stagione calda va usata con parsimonia, controllandone il livello nella cisterna per non restare a secco.
E' accaduto nel 2003 quando la grande siccità mise in crisi tutto il sistema idrico, la fonte, le vasche e il laghetto, anche l'approvvigionamento dell'acquedotto entrò in sofferenza e perfino il lago scese a livelli che pochi ricordavano.
Oggi a ricordo di quell'estate rimangono solo gli alberi secchi, così quando decidiamo di andare per legna possiamo tagliarli senza troppi problemi.

lunedì 17 febbraio 2020

In alto i calici




Al Cielo, alla Terra, al centro dell'Universo ed al nostro Cuore.

Si brinda così da queste parti, dando seguito ad un'usanza molto antica le cui origini si perdono nella Grecia classica, (epoca in cui si favoleggia che il Nonno ci fosse già). Si brinda conservando il bicchiere da un pranzo all'altro, con l'uso di etichettarlo con il proprio nome per poterlo riconoscere. Si brinda con il vino rosso del consorzio, oppure con quello portato dagli ospiti. Un'abitudine non detta vuole che il vino sia in tavola soltanto a cena, mentre per pranzo si beve l'acqua della fonte o tisana alle erbe, poco adatte per brindare. Mi piace che vengano istituite delle consuetudini comuni, che non sono regole vere e proprie, ma abitudini condivise.

Così assecondando una certa malinconia del momento, ho pensato ad un mio brindisi, qualcosa da dire in certe ricorrenze in cui vorrei accanto persone che ho perso per vari motivi.

Toast to the ones here today
Toast to the ones that we lost on the way


lunedì 10 febbraio 2020

Di notte è un'altra cosa



Di giorno il panorama dal terrazzino è piacevole, perfino la catapecchia casupola dei vicini sembra accettabile nella sua incompletezza.
Ma di notte le cose cambiano, l'altra sera nel buio totale, inframezzato solo da pochi raggi di luna che filtravano da una nuvolaglia cupa e capricciosa per poco mi prende un infarto.

Rientravo nel silenzio, dopo una serata con amici, piacevolmente lieta ed alcolica, complici un paio di bicchieri del buon vinello locale che il Generoso del consorzio ci aveva portato; insomma ero in quella beatitudine che quasi il freddo non lo sentivo, quando ho udito dei rumori di passi, ho pensato subito ai cinghiali, che hanno preso l'abitudine di sgrufolare in una parte di terreno ricca di lombrichi e ghiande, invece mi sono trovato a guardare quasi negli occhi delle pupille bianche enormi, mentre qualcosa nel buio spezzava rami e arbusti; ho provato la stessa impressione che deve aver avuto Harry Potter quando è finito nella foresta proibita a cercare unicorni e si è trovato di fronte Voldemort.
Per fortuna non era ColuiCheNonDeveEssereNominato, in compenso ho conosciuto due daini. Ci siamo studiati per qualche secondo, poi loro più spaventati di me hanno pensato bene di galoppare altrove ed io ho pensato bene di accelerare il passo, arrampicandomi sulla scaletta del terrazzino con la stessa velocità di un leprotto.
A completare la situazione è intervenuto anche GattOtto che era in cerca di un lido sicuro per la notte e voleva scroccare una manciata di croccantini ed ha ritenuto utile sfrecciarmi tra le gambe mentre aprivo la porta.
A quel punto la sbronza mi era passata completamente e pure il freddo.

lunedì 3 febbraio 2020

La memoria dei luoghi



Ho sempre un brivido quando mi trovo nella sala di attesa di seconda classe della stazione di Bologna. C'erano due ore alla coincidenza per Milano e l'unica soluzione al freddo umido era lo stanzone in marmo sorvegliato dall'agente della Polfer. 
Mi sono seduto di malanimo, come se quella bomba nascosta tra le valigie fosse ancora lì da qualche parte, ed ho avuto l'impressione di non essere l'unico ad avere quel pensiero scomodo.
Ricordo quando la televisione di regime diede l'annuncio che era scoppiata una bomba alla stazione di Bologna, ricordo lo stupore incredulo dei miei genitori, si guardarono come se avessero annunciato lo sbarco degli alieni
Il luogo mantiene il dolore, forse le urla di terrore di coloro che scamparono a quella tragedia, l'orrore dei soccorritori, la confusione, un atto che colpiva persone inermi, una violenza che ha lasciato una cicatrice non solo fisica.
Era tutto lì tra le sedie di plastica sorvegliate dal poliziotto. Ho pensato che forse ricostruendo la stazione avrebbero dovuto spostarla quella sala d'attesa, cambiarne la disposizione, non per perdere la memoria, ma perché trovo quella sala ancora ingombra di energie negative.
Forse è solo suggestione, mi sono detto, ma appena ho potuto sono uscito, provando un senso di liberazione, come avessi scampato un pericolo che vedevo solo io.