lunedì 27 aprile 2020

I biscotti senza nome



La ricetta a cui mi sono ispirato per questi biscotti è quella delle Reginelle; le avevo assaggiate durante un mio lungo soggiorno palermitano assieme ad altre prelibatezze della pasticceria siciliana ed ero curioso di riproporli.
Tuttavia alcuni ingredienti sono difficilmente reperibili da queste parti ed inoltre l'idea di usare lo strutto non mi piaceva molto. Così ho pensato ad una variante per ottenere dei biscottini  più leggeri a cui dovrò trovare un nome.
Si accettano suggerimenti.

Ingredienti e dosi:

una tazza di vino bianco tiepido
una tazza di olio di girasole
una tazza (scarsa) di zucchero di canna + due cucchiai di miele
quattro cucchiai di semi di sesamo (quantità variabile a piacimento)
scorza grattugiata di un limone
farina tipo 0 oppure integrale, quanta ne prendono per diventare lavorabili sulla spianatoia

I semi di sesamo li ho messi nel vino bianco tiepido, lasciandoli ammollo per una mezz'oretta, poi ho sciolto lo zucchero ed il miele nel vino ed aggiungendo l'olio ho creato un'emulsione a cui ho aggiunto gradualmente la farina, la scorza di limone ed un pizzico di bicarbonato.
Ottenuto un impasto omogeneo l'ho lavorato sulla spianatoia per una decina di minuti e quando il glutine ha preso il nervo l'ho lasciato riposare per circa 30 minuti in una ciotola coperta dalla pellicola trasparente.
Poi una forma a piacere, siccome non avevo voglia di usare stampini, ho scelto di fare un salamino e di appiattirlo con le mani, tagliandolo poi con la rotella per la pizza.
Una volta formati i biscotti li ho cosparsi di zucchero bianco e poi infornati a 180°C per 25 minuti.

Un tempo di cottura maggiore li scurisce un poco, ma dentro rimangono morbidi. Per la misura tendo sempre a fare una grandezza comoda, che permetta di mangiare il biscotto in un sol boccone, così da non sbriciolare. Cosa utile soprattutto quando in giro ci sono i bambini, che amano far merenda ovunque.

lunedì 20 aprile 2020

Di gatti e cupole


Lo chiamo Pascià, ed è il capostipite della colonia felina di questa zona, il più longevo ed il più grosso. Ci incrociamo spesso, lui presidia e controlla la zona dove abito, o forse io abito nella sua zona, questo dobbiamo ancora stabilirlo.
Si fa accarezzare quando ne ha voglia, si concede quasi a farmi un favore. Per il resto mantiene quell'atteggiamento strafottente tipico di certi gatti sornioni che guardano agli umani come a qualcosa di cui potrebbero tranquillamente fare a meno.
La questione in campo tuttavia è un'altra, in questa foto Pascià è bellamente sdraiato al centro esatto della cupola geodetica, luogo dove ama rotolarsi in certi orari del giorno quando il sole è più caldo. Luogo che in molti utilizzano per la meditazione, in quanto ritenuto catalizzatore di energie positive.
Una voce di corridoio narra che i gatti siano dei pulitori di energie negative, per quella faccenda che scoprì Ernst Hartmann, di conseguenza Pascià andrebbe a riequilibrare le sue energie dopo aver ripulito la struttura dalle negatività portate dagli umani.
Non saprei dire se tutta questa faccenda sia vera, ma posso dire che ci sono delle curiose coincidenze, e che messe tutte assieme formano una bella storia a cui credere. Anche GattOtto frequenta la zona e non saprei dire se pure lui si ricarica sotto alla cupola.
In un pensiero trasversale, quelli malinconici che mi prendono ogni tanto, ho pensato a LaGatta ed a come si sarebbe divertita avendo a sua disposizione una cupola per i suoi esercizi energetici.
Poi mi sono ripromesso di indagare meglio ed in modo più sistematico la questione delle energie.

lunedì 13 aprile 2020

Ricorrenze

- Vediamoci sabato sera alle 20 davanti a Notre Dame.

Mi aveva detto così; era il 2013. All'epoca la chiesa non era ancora stata trasformata in un enorme caminetto dalla stupidità dei restauratori e Parigi non era stata trasformata in una città deserta dal Coronavirus.
Così ci sedemmo in un angolo della navata centrale in cui secondo Bea l'acustica era migliore.
Ricordo benissimo quella sera; un concerto d'organo gratuito non me lo sarei perso per nulla al mondo, men che meno a NotreDame. Fu così che ascoltai per la prima volta l'estro musicale di Olivier Latry ed ebbi subito l'impressione di essere l'unico in tutta Parigi a non conoscerlo.

Sarà che mi aspettavo qualcosa di classico, un compositore barocco, il solito Bach... e invece... tuttavia la magia ci fu già dopo le prime note, penso anche e soprattutto per merito del contenitore. Non sono mai stato un grande appassionato di musica organistica, ma credo che passai le due ore più sublimi della mia vita, una sorta di rapimento mistico.

Ora tutta quella bellezza e la fierezza dell'organista per il suo strumento sono sospesi; un anno fa come oggi tutto è stato spazzato via, ed io provo un senso di vuoto come se avessi subito un torto; l'inaspettato, quello che mai si sarebbe immaginato è dietro l'angolo ogni giorno a dispetto della vita banale che ognuno di noi dice di non voler fare, ma che inconsciamente persegue. 
Mi chiedo se mai mi accadrà di tornare a NotreDame, sedermi nell'oscurità della cattedrale, e risentire un concerto di Olivier Latry. A volte vorrei poter vivere in eterno per poter collegare tutti gli avvenimenti e confrontarne le emozioni; qui Enrico VI d'Inghilterra fu incoronato re di Francia nel 1431, Napoleone Bonaparte fu incoronato imperatore nel 1804 ed io e Bea assistemmo alle improvvisazioni di Latry nel 2013.



lunedì 6 aprile 2020

La stufa a legna



La stufa di casa ha funzionato egregiamente per tutto l'inverno ed anche in questa primavera ballerina in cui speravo di poterla usare di meno; oltre a riscaldare l'ambiente fornisce attraverso un sistema che si chiama Soprastufa, acqua calda per il bagno e la cucina. Si tratta di una stufa moderna, la struttura è in ferro e l'interno in blocchi refrattari che rimangono caldi bel oltre lo spegnimento della fiamma. Come tutte le stufe ha un cassetto per la cenere, che raccolgo e porto in struttura dove viene utilizzata per produrre la lisciva o per pulire le pentole, io la uso per pulire dalla fuliggine il vetro interno dello sportello, ma anche per concimare il terreno o semplicemente per fare delle trappole ad anello contro le lumache e salvare l'insalata dell'orto.
Mi è stato abbastanza semplice riprendere l'abitudine di accenderla senza affumicare la casa, e devo dire che anche lo sportellino con il vetro, che consideravo roba da fighetti cittadini, è stato utile per controllare l'entrata a regime, inoltre vedere la fiamma comodamente seduti sul divano ha sempre un suo fascino.
Una volta comprese le malizie del tiraggio sono riuscito ad ottimizzarne consumo e calore senza sprecare troppa legna.

L'approvvigionamento della legna è infatti il cruccio di chi deve scaldarsi con una stufa; ho iniziato ad immagazzinarla già in settembre, legna piccola per accendere e più grande per tenere la fiamma il più a lungo possibile, in modo che al mattino la casa non sia una ghiacciaia. Questo soprattutto quando alla notte si scende sotto zero.
Girare per il bosco è stato un ritorno all'infanzia, quando con i miei cugini passavamo un paio di mattine a settimana a raccogliere legna. La procedura è semplice, ho individuato una zona di boscaglia vicino casa, dove accumulo rami e arbusti lungo il sentiero; a volte taglio i rami secchi delle piante più grosse, ma molto spesso basta raccoglierli da terra. Una volta accatastati preparo le fascine usando una corda o come più spesso mi capita, un fusto di Vitalba, una specie di liana molto robusta che si trova ovunque nel bosco e che è comunque facile reperire mentre passeggio nei sentieri.

Così il mio cammino è disseminato di piccoli depositi da cui attingo rientrando. Una volta sotto casa metto il bottino ad asciugare nella legnaia, oppure se ho tempo taglio i rami della misura che mi occorre e li metto nelle cassette, pronti per essere portati dentro casa quando serviranno. Questa operazione fatta con regolarità mi ha permesso non solo di fare piacevoli passeggiate nel bosco autunnale, ma anche di tenerlo pulito e pronto per le passeggiate primaverili.