lunedì 27 gennaio 2020

La capra di Vanni


La visita al feudo dei vicini mi porta sempre qualche fastidio, principalmente per quell'impressione di decadenza che traspare da molti angoli che a mio giudizio con poco sarebbero splendidi. Molta parte delle strutture sono fatiscenti e se non è la mancanza di denaro a giustificarne lo stato, spesso lo è la mancanza di iniziativa. A volte penso che nella mia visione del mondo ci sia troppa 'città del nord' un desiderio di perfezione possibile che resta troppo spesso latente, con buona pace dei romantici che vorrebbero le campagne popolate da personaggi usciti da un qualsiasi presepe parrocchiale. In quest'ottica agreste colloco la capra del Vanni, riottosa e ribelle è diventata di gesso non appena mi sono avvicinato per fotografarla. Le sue compari più caute sono rimaste in disparte, confermando una certa nomea che vuole questo animale scostante oltre la normale prudenza.
Il feudo del Vanni comprende una serie di terreni incolti, un frutteto abbandonato e una dozzina di annessi agricoli che un tempo dovevano produrre la ricchezza della zona ed oggi attendono una salvifica ruspa che ponga fine alla loro agonia e forse liberi il paesaggio dalla loro centenaria presenza. Peccato mi sono detto, perché come spesso succede le potenzialità sono molte, ma le braccia poche. Pare sia una tiritera molto usuale da queste parti, in fondo i giovani cercano altro, rincorrono altri miti, la campagna è ancora vista come la scelta dei perdenti.

lunedì 20 gennaio 2020

Biscotti al vino rosso


Questi biscotti sono tipici del cilento, una coppia di passaggio proveniente da quella zona li ha riesumati dai ricordi di vigilie natalizie trascorse dai nonni e mi è sembrato interessante provarli immediatamente, anche perché la loro forma particolare e tipica era difficile da spiegare.
La preparazione è veloce ed anche se non avete una bilancia a disposizione, poco importa perché il dosaggio è semplicissimo. Io li ho proposti in quantità industriale, memore delle lamentele sulle modiche quantità delle precedenti esperienze dolciarie.

La misura base è "la tazza" con dimensione da scegliere in base alla quantità che si vuol fare, tuttavia non sono mai troppi, quindi vi consiglio una tazza grande.

Si procede così:

Una tazza di vino rosso
Una tazza di olio di oliva extravergine
Una tazza di zucchero di canna (mezza se non li amate troppo dolci)
Farina tipo 0 (o integrale) quanta ne prendono per diventare lavorabili sulla spianatoia
Un pizzico di bicarbonato
Una manciata di semi di anice o finocchio

Un piatto con qualche cucchiaio di zucchero e una spolverata di cannella.

Mescolate olio, vino e zucchero con una forchetta, poi aggiungete i semi di anice e gradualmente la farina per non formare grumi. Occorre fare attenzione ad aggiungere la farina "giusta" per ottenere un impasto morbido e leggermente appiccicoso, in modo da poter inzuccherare la superficie dei biscotti prima di metterli nella teglia per la cottura.

La forma è ottenuta facendo un cilindretto che poi viene chiuso a cerchio e decorato praticando quattro tagli con la punta del coltello. In alcuni casi per velocità si sceglie una forma a rettangolo, ma facendo un impasto più sodo si può usare anche un tradizionale stampo per biscotti. Io trovo che la bellezza di queste ricette sia proprio nell'evitare le tipiche attrezzature da dolci, magari arrangiandosi con quello che si trova in cucina, così come facevano un tempo.

Dopo averli fatti si passano nello zucchero e cannella e poi mettono su una teglia, anche senza carta da forno in quanto l'unto dell'impasto è sufficiente per non farli attaccare, facendo ovviamente attenzione ad inzuccherarli solo sopra. 
Fatto questo si infornano a 180° C per una ventina di minuti. Il tempo di cottura dipende dalla grandezza e dallo spessore dei biscotti, per cui è importante farli tutti della stessa misura per non rischiare che alcuni restino crudi all'interno oppure troppo cotti, se li fate spessi si può arrivare anche a 30 minuti.

Sono ottimi dopo il pasto, inzuppati nello stesso vino usato per farli; ho provato anche la variante con il vino bianco, che risulta più delicata ed in cui ho messo dei semi di papavero al posto di quelli d'anice.

lunedì 13 gennaio 2020

Storie di gatti e biscotti


Forse era solo questione di tempo, in campagna un gatto girovago lo si trova sempre. Erano diverse settimane che ci studiavamo, e come già avevo fatto per Lagatta ho lasciato a lui la scelta del primo contatto e delle modalità di gestione di questo nuovo rapporto. 
GattOtto compare a suo piacimento, anche se ho notato che ha istituito degli orari in cui farsi trovare, parzialmente compatibili con la mia routine e con il suo desiderio di domesticità. Per il resto gestisce il suo tempo come meglio gli conviene, spesso arrampicato su qualche albero o cacciando nei greppi con i suoi fratelli. Ha un'ampia autonomia territoriale e la mia casetta rientra, o è rientrata, nelle sue competenze. Per questo motivo se mi trovo a transitare in sua presenza può decidere di accompagnarmi per fare una chiacchierata miagolata oppure semplicemente per tagliarmi la strada mentre cammino.
Entrare in casa gli è vietato, almeno senza sorveglianza, soprattutto da quando ha pensato bene di rosicchiarmi i biscotti che avevo nel cestino sulla credenza, la cui ricetta sarà oggetto di un prossimo post.

lunedì 6 gennaio 2020

Natale con i tuoi

Non ho una famiglia, a volte se guardo indietro temo perfino di non averla mai avuta. In realtà per me il concetto di famiglia si ferma al giorno della morte dei miei genitori.
Ho assistito con graduale preoccupazione allo sfascio delle famiglie di mio fratello, ed ho deciso che, avendo gli stessi geni, dovevo evitare di commettere i suoi stessi errori.
Così per molto tempo sono stato un cane sciolto a cui era difficile affibbiare un qualsiasi tipo di stereotipo ed etichetta. Questo ha destabilizzato la rigida etichetta degli altri famigli, che vivono di stereotipi e borghesissime certezze. Oggi ho smesso di cercare definizioni utili per la società e mi interrogo su quale sia il vero concetto di famiglia.

Forse c'è una definizione nuova, che associa le persone per empatia e non per genetica, una cosa tipo famiglia arcobaleno ci si avvicina molto. Per la stragrande maggioranza di persone il concetto di famiglia inizia e coincide con quello di coppia. E lì si conclude.
Io in realtà avrei una visione più ampia, principalmente perché la coppia mi risulta troppo legata a certi usi cattolici che poco amo ripercorrere.

Oggi mi sono interrogato sul bisogno di famiglia degli altri, il desiderio di star bene e voler vivere con le persone indipendentemente dai legami genetici. Chi vive in una comunità come questa ha buone probabilità di maturare questo desiderio, magari inconscio, e questo non vuol dire che la sua famiglia di origine non gli corrisponda, a volte c'è il desiderio di ampliare e trasmettere delle conoscenze sociali che altri non hanno avuto la fortuna di conoscere.
Io per esempio non credo di avere le necessarie conoscenze per dirmi adatto alla famiglia, e più indago il mio trascorso più mi accorgo che eravamo una famiglia difettosa, fragile e confusa. Quindi sento di aver molto da imparare, ed in questo campo sto lavorando, perché mi sono accorto di avere davvero bisogno di una "famiglia". Che vuol dire persone affidabili, capaci di un abbraccio fine a se stesso, persone degne di stima, leali nelle questioni della vita, persone con cui sentirmi migliore.