lunedì 3 febbraio 2020

La memoria dei luoghi



Ho sempre un brivido quando mi trovo nella sala di attesa di seconda classe della stazione di Bologna. C'erano due ore alla coincidenza per Milano e l'unica soluzione al freddo umido era lo stanzone in marmo sorvegliato dall'agente della Polfer. 
Mi sono seduto di malanimo, come se quella bomba nascosta tra le valigie fosse ancora lì da qualche parte, ed ho avuto l'impressione di non essere l'unico ad avere quel pensiero scomodo.
Ricordo quando la televisione di regime diede l'annuncio che era scoppiata una bomba alla stazione di Bologna, ricordo lo stupore incredulo dei miei genitori, si guardarono come se avessero annunciato lo sbarco degli alieni
Il luogo mantiene il dolore, forse le urla di terrore di coloro che scamparono a quella tragedia, l'orrore dei soccorritori, la confusione, un atto che colpiva persone inermi, una violenza che ha lasciato una cicatrice non solo fisica.
Era tutto lì tra le sedie di plastica sorvegliate dal poliziotto. Ho pensato che forse ricostruendo la stazione avrebbero dovuto spostarla quella sala d'attesa, cambiarne la disposizione, non per perdere la memoria, ma perché trovo quella sala ancora ingombra di energie negative.
Forse è solo suggestione, mi sono detto, ma appena ho potuto sono uscito, provando un senso di liberazione, come avessi scampato un pericolo che vedevo solo io.

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