lunedì 18 novembre 2019

La quercia dei tramonti



Qui vorrei costruire la mia casa e dalla veranda osservare i tramonti!
Diceva così il mio accompagnatore, credo lo dica a tutti quelli che porta da queste parti.
Ho fatto questa foto verso la fine dell'estate, in un giorno quieto e silenzioso, ed invece di sedermi sulle panche ho preferito stendere la coperta sull'erba, dove il pane e formaggio hanno un sapore decisamente migliore.
Era la prima volta che passavo da quel prato da solo, così ho potuto osservarlo con calma, un piccolo pianoro alla sommità della collina, era un pascolo per pecore prima che un incendio lo destinasse al rimboschimento. Vi sono dei cespugli di ginestre, li ho riconosciuti perché anche le colline dietro Genova ne sono piene; pare siano le sole a resistere alle fiamme e quindi le prime a ricrescere. Per gli altri arbusti invece le cose sono più difficili. Le querce sono arrivate con il rimboschimento, ma oramai hanno preso familiarità con quella destinazione imposta dalla mano dell'uomo. In una macchia incolta ho scovato delle rose canine, del ginepro, qualche piccolo frassino e gli immancabili rovi. Ci sono anche moltissime altre specie arboree, che devo ancora imparare a riconoscere.
Nell'attesa guardo verso sud, dove il lago mostra tutta la sua bellezza.
Alle mie spalle c'è la grande quercia, si alza maestosa e domina solitaria il panorama verso nord.

Mi sono chiesto se anche a me piacerebbe una veranda ai piedi della quercia dei tramonti, ma ho risolto che non me ne importerebbe molto di averla. Certo andrei a vederli, i tramonti da sotto i rami della quercia, e forse, nelle notti d'estate rimarrei a controllare le stelle, ascoltando il frinire dei grilli e i refoli di vento che si rincorrono tra i rami. Mi basterebbe.

E poi alla quercia poco gliene importerebbe di avere una veranda tra le radici, lei gode del sole estivo e delle fredde tramontane invernali, del passaggio veloce dei cinghiali, dello scorrere di istrici e ricci, del passo cauto dei cacciatori, e magari anche del mio cappello appeso ad una canna incastrata nella panca, a patto che lo riprenda quando vado via. L'essere umano qui è superfluo.

Mi sono ripromesso che una sera salirò al pianoro per vedere un tramonto, arrampicato sui rami della quercia, dovrò farlo in una sera di luna, in modo da avere un lume sul cammino del ritorno.

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