La scorsa settimana io, il Nonno ed un paio di altri comunardi ci siamo recati in città per attendere a qualche commissione inderogabile. Mentre loro facevano ho ricavato quel paio di ore da dedicare alle mie incursioni, godendo di un centro storico libero da fastidiosi turisti.
Il giro della nostalgia; lo sguardo rivolto al passato, a quella volta che poco più che quattordicenne, passai per la prima volta in piazza Duomo, con in mano la guida del Touring.
Lorenzo Ghiberti aveva 47 anni quando fu incaricato di eseguire la porta est del battistero di Firenze, era il 1425; fu Michelangelo che dopo averla ammirata la denominò Porta del Paradiso, perché chiamarla solo Porta Est pareva brutto. Fu un risultato così al di sopra delle aspettative che si decise di riservare ai nuovi battenti il posto d'onore davanti al Duomo, spostando l'altra porta, che sempre Ghiberti aveva costruito all'età di 23 anni, sul lato nord, dove si trova ancora oggi.
Quando scorro queste pagine di storia mi capita spesso di sorprendermi per la giovane età degli artisti e la loro inventiva, ragazzi che ci hanno lasciato opere di una bellezza universale. Opere che ancora oggi lasciano senza fiato. Così immagino un Ghiberti 23enne, intento a plasmare le formelle di una porta che attraverserà 595 anni di storia, passerà indenne tra guerre, epidemie e catastrofi naturali per arrivare sino a noi. E poi penso ad un 23enne di oggi, impegnato a passare le sue giornate a giocare sulla play, a postare video sui social e contenuti su FB e twitter.
E mi chiedo: cos'è che non ha funzionato in questa ''evoluzione''?
Lorenzo Ghiberti aveva 47 anni quando fu incaricato di eseguire la porta est del battistero di Firenze, era il 1425; fu Michelangelo che dopo averla ammirata la denominò Porta del Paradiso, perché chiamarla solo Porta Est pareva brutto. Fu un risultato così al di sopra delle aspettative che si decise di riservare ai nuovi battenti il posto d'onore davanti al Duomo, spostando l'altra porta, che sempre Ghiberti aveva costruito all'età di 23 anni, sul lato nord, dove si trova ancora oggi.
Quando scorro queste pagine di storia mi capita spesso di sorprendermi per la giovane età degli artisti e la loro inventiva, ragazzi che ci hanno lasciato opere di una bellezza universale. Opere che ancora oggi lasciano senza fiato. Così immagino un Ghiberti 23enne, intento a plasmare le formelle di una porta che attraverserà 595 anni di storia, passerà indenne tra guerre, epidemie e catastrofi naturali per arrivare sino a noi. E poi penso ad un 23enne di oggi, impegnato a passare le sue giornate a giocare sulla play, a postare video sui social e contenuti su FB e twitter.
E mi chiedo: cos'è che non ha funzionato in questa ''evoluzione''?
Sicuramente anche all'epoca del Ghiberti i minus habens non mancavano, tuttavia ho sempre più l'impressione che oggi siano in crescita esponenziale e che le persone capaci di produrre bellezza, quella vera, quella che rimane a scaldare lo spirito e l'anima, siano sempre meno; perché di bellezza nel mondo non si sente più l'esigenza, anzi pare sia diventata qualcosa di superfluo.
Insomma... ero lì ad ammirare una porta chiusa, con tutti questi pensieri che mi frullavano in testa e quasi mi veniva da piangere. Altro che sindrome di Stendhal.