lunedì 15 giugno 2020

Per stasera voglio essere una nave in fondo al mare



Il rientro il città è stato traumatico, ma ci dovrò convivere; perfino le cose che in passato apprezzavo mi sono apparse banali ed inutili. In città c'è puzza, odore di benzina o idrocarburi non meglio identificati, piscio di cane, spazzatura. Non c'è un solo momento di silenzio in cui starsene in pace a guardare il cielo, un tramonto o semplicemente seduti nell'erba a leggere un libro. Perfino andare a rivedere il mare è stato un disturbo.

Non sono più abituato al traffico ed uscire mi da fastidio, vedere le persone anche, ma questo accadeva pure prima quindi è solo una ripresa di vecchie intolleranze. Tuttavia la questione del distanziamento sociale mitiga un po' il primo fastidio.

Ed è come se fossi finito in qualche film catastrofista; nei negozi, quando ci riesco ad entrare dopo aver fatto la fila, si sta con guanti e mascherina,  La spesa è complicata più di quanto la mia pazienza riesca a sopportare, tutto diventa faticoso da gestire, e mi è più semplice sottrarre e non fare. Rientrati in casa si deve disinfettare tutto, scarpe, vestiti, mani, chiavi, cellulare, qualsiasi altro oggetto che arrivi da fuori.

Niente aperitivi, niente caffè al bar coi colleghi, poca voglia di cinema e serate conviviali. Per la strada si passa a distanza dagli sconosciuti, tutti improvvisamente misantropi e solitari. 

Prima o poi dovrò trovare una soluzione a questo disagio, per adesso ho deciso di resistere, stoicamente, pensando che sia possibile un 'altrove', anche se sono a corto di idee. 


lunedì 8 giugno 2020

Sì viaggiare, evitando le buche più dure...

...senza per questo cadere nelle tue paure,
gentilmente senza fumo con amore, 
dolcemente viaggiare,
rallentare per poi accelerare,
con un ritmo fluente di vita nel cuore,
gentilmente senza strappi al motore.
 ♪ ♬♫♪


Ho sempre odiato Battisti, davvero non lo sopporto, ma il testo di questa canzone rappresenta l'eccezione. 
Detto questo ho affrontato il viaggio con stoica rassegnazione, attraversato da vari e cupi pensieri, con addosso una malavoglia che difficilmente mi toglierò nelle prossime settimane, forse ci vorranno mesi. Mi sono sentito in fuga, poi in esilio, poi non lo so nemmeno io. 
Dopo la notizia della morte di Marta credo che una parte del mio mondo si sia incrinata.

- Non approfittare di questo lutto per sentirti infelice! 
Mi ha avvertito Max. 
[Quel gran genio del mio amico] ♪ ♬♫♪

E se invece lo facessi? Sarebbe da cinico? Gli ho risposto.
[Con coraggio, gentilmente, gentilmente] ♪ ♬♫♪ ♫♬

Vedere le stazioni semivuote mi è stato utile, non avrei tollerato nemmeno una ciarliera quanto improvvisata, ma sgradita compagnia di viaggio. Meglio così. 
[Scinderesti poi la gente, quella chiara dalla no] ♪ ♬♫♪ ♫♬♪

Rientro, a sistemare le mie faccende, per un tempo che non so, in una città che mi è divenuta estranea. 
Mi consolo pensando che ho passato di peggio e ne sono uscito.
[E tornare a viaggiare...] ♪ ♬♫♪ ♫♬♪ ♫♫



lunedì 1 giugno 2020

Che la torta ti sia lieve


La specialità di Marta era la pasticceria, e non solo, la sua predilezione erano le torte da matrimonio, quelle da cui ci si aspetta che siano belle, immacolate e buonissime. La regina delle torte ci ha lasciato e mi piace pensare che il suo viaggio sarà lieto e felice come le tante coppie innamorate che hanno avuto il dono di concludere la cerimonia offrendo agli ospiti una delle sue creazioni.
Quando penso a lei penso ai giorni felici passati assieme, oggi resi più preziosi da non saprei quale magia. Ci siamo divertiti in questo mondo, oh se ci siamo divertiti.

Buon viaggio cara amica.


lunedì 25 maggio 2020

In limine autem paradisus

La scorsa settimana io, il Nonno ed un paio di altri comunardi ci siamo recati in città per attendere a qualche commissione inderogabile. Mentre loro facevano ho ricavato quel paio di ore da dedicare alle mie incursioni, godendo di un centro storico libero da fastidiosi turisti. 
Il giro della nostalgia; lo sguardo rivolto al passato, a quella volta che poco più che quattordicenne, passai per la prima volta in piazza Duomo, con in mano la guida del Touring.

Lorenzo Ghiberti aveva 47 anni quando fu incaricato di eseguire la porta est del battistero di Firenze, era il 1425; fu Michelangelo che dopo averla ammirata la denominò Porta del Paradiso, perché chiamarla solo Porta Est pareva brutto. Fu un risultato così al di sopra delle aspettative che si decise di riservare ai nuovi battenti il posto d'onore davanti al Duomo, spostando l'altra porta, che sempre Ghiberti aveva costruito all'età di 23 anni, sul lato nord, dove si trova ancora oggi.

Quando scorro queste pagine di storia mi capita spesso di sorprendermi per la giovane età degli artisti e la loro inventiva, ragazzi che ci hanno lasciato opere di una bellezza universale. Opere che ancora oggi lasciano senza fiato. Così immagino un Ghiberti 23enne, intento a plasmare le formelle di una porta che attraverserà 595 anni di storia, passerà indenne tra guerre, epidemie e catastrofi naturali per arrivare sino a noi. E poi penso ad un 23enne di oggi, impegnato a passare le sue giornate a giocare sulla play, a postare video sui social e contenuti su FB e twitter.
E mi chiedo: cos'è che non ha funzionato in questa ''evoluzione''?

Sicuramente anche all'epoca del Ghiberti i minus habens non mancavano, tuttavia ho sempre più l'impressione che oggi siano in crescita esponenziale e che le persone capaci di produrre bellezza, quella vera, quella che rimane a scaldare lo spirito e l'anima, siano sempre meno; perché di bellezza nel mondo non si sente più l'esigenza, anzi pare sia diventata qualcosa di superfluo.

Insomma... ero lì ad ammirare una porta chiusa, con tutti questi pensieri che mi frullavano in testa e quasi mi veniva da piangere. Altro che sindrome di Stendhal.


lunedì 18 maggio 2020

La tessitura dell'intento


Alcuni lo chiamano anche Ojo de dios, e l'effetto finale è molto suggestivo, ma la parte più importante avviene durante la sua creazione, la scelta dei colori e l'impegno ad intrecciare i fili di lana. Un'operazione che richiede concentrazione e silenzio.
La stagione indicata per questa attività è il periodo del solstizio invernale, una volta terminata la tessitura, l'intento va esposto. E così anche noi lo scorso dicembre abbiamo atteso a questa tradizione, appendendoli ai rami del fico, consegnandoli ai capricci del vento e delle stagioni.

Personalmente sono sempre scettico su queste faccende, e quindi ho partecipato per curiosità e spirito di gruppo, e forse per trovare un momento che mi permettesse di riflettere su alcune cose che mi frullano in testa, idee all'epoca ancora acerbe. Un tempo che adesso, dopo i recenti stravolgimenti, appare lontanissimo.
Ho anche scoperto che le attività con la lana sono particolarmente rilassanti.

Il richiamo all'antica tradizione romana dell'Oscillum, è molto forte, ed anche se il materiale risulta meno nobile, c'è comunque la sensazione di partecipare ad un rituale apotropaico, qualcosa di misterioso che affonda le sue radici in antiche conoscenze.

Che sia vero o meno, che funzioni o sia un semplice passatempo, a questo punto poco importa.