Il rientro il città è stato traumatico, ma ci dovrò convivere; perfino le cose che in passato apprezzavo mi sono apparse banali ed inutili. In città c'è puzza, odore di benzina o idrocarburi non meglio identificati, piscio di cane, spazzatura. Non c'è un solo momento di silenzio in cui starsene in pace a guardare il cielo, un tramonto o semplicemente seduti nell'erba a leggere un libro. Perfino andare a rivedere il mare è stato un disturbo.
Non sono più abituato al traffico ed uscire mi da fastidio, vedere le persone anche, ma questo accadeva pure prima quindi è solo una ripresa di vecchie intolleranze. Tuttavia la questione del distanziamento sociale mitiga un po' il primo fastidio.
Ed è come se fossi finito in qualche film catastrofista; nei negozi, quando ci riesco ad entrare dopo aver fatto la fila, si sta con guanti e mascherina, La spesa è complicata più di quanto la mia pazienza riesca a sopportare, tutto diventa faticoso da gestire, e mi è più semplice sottrarre e non fare. Rientrati in casa si deve disinfettare tutto, scarpe, vestiti, mani, chiavi, cellulare, qualsiasi altro oggetto che arrivi da fuori.
Niente aperitivi, niente caffè al bar coi colleghi, poca voglia di cinema e serate conviviali. Per la strada si passa a distanza dagli sconosciuti, tutti improvvisamente misantropi e solitari.
Prima o poi dovrò trovare una soluzione a questo disagio, per adesso ho deciso di resistere, stoicamente, pensando che sia possibile un 'altrove', anche se sono a corto di idee.